VERBALE CONSIGLIO PASTORALE 20 settembre 2023

VERBALE CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE 20/09/2023

Assenti: Antonella Speranza, Gabriele La Corte, Simone Zoccola, Chiara Belpietro

Dopo la preghiera iniziale, il verbale della seduta del 17 maggio 2023 viene dato per letto poiché è stato condiviso con tutto il CPP, e approvato.

Per il punto n.3, in merito agli aggiornamenti dal Vicariato della città di Como e presentazione della visita pastorale vicariale del nostro vescovo Marina Monti aggiorna sulla situazione della Commissione Evangelizzazione.

Marco Guggiari riferisce sulla Commissione Territorio: in attesa di convocazione da parte del nuovo vicario foraneo, che sostituisce don Gianluigi Bollini designato ad altro incarico fuori Como, il CPV ha lavorato attraverso le sue Commissioni. La Commissione Territorio si è riunita due volte nell’arco dell’estate e, da ultimo, nel mese di settembre ha ricevuto le indicazioni di massima per il corso di formazione socio-politica a cui ha lavorato, che ha promosso e che è stato messo a punto dalla CDAL (Consulta diocesana delle aggregazioni laicali). Si ipotizza che il corso sia tenuto a cavallo tra gli anni 2023 e 2024, articolandosi in cinque incontri – uno al mese – nelle giornate di sabato o di domenica, nel periodo compreso tra novembre 2023 e maggio 2024 con pause in dicembre e in marzo. Gli orari previsti sono dalle ore 10 alle 16. Il tema generale sarà “La Democrazia” e sarà declinato con argomenti specifici trattati ogni volta da due diversi relatori (uno extra diocesano e l’altro diocesano). Tre incontri saranno tenuti a Como e due a Morbegno. Gli incontri comaschi avranno luogo al Seminario di Muggiò, dove gli iscritti al corso potranno condividere anche il pranzo. Ogni incontro sarà aperto da una riflessione spirituale riferita al tema della giornata.

Francesca Perna riferisce in merito alla Commissione Liturgia: sono stati definiti un paio di incontri nelle Parrocchie prima del periodo di Avvento e poi durante la Quaresima e il periodo pasquale. Per rendere tutti più partecipi, anche i turisti, il battesimo nella Chiesa di San Fedele sarà celebrato anche in lingua inglese. E’ stato richiesto di anticipare gli orari di apertura delle Chiese anche nel periodo estivo proprio per permettere ai turisti di visitarle. 

Fra’ Dino riferisce che per la visita pastorale vicariale del nostro Vescovo l’obiettivo principale è di portare il libro sinodale nei vicariati in modo che sia conosciuto e soprattutto per avviare il movimento di conversione, divulgare la sinodalità come apertura al mondo, accoglienza, inclusione, conservazione dei valori essenziali della tradizione, la missionarietà e il servizio della Chiesa come servizio gratuito: è il Signore stesso che nella persona del vescovo visita tutti i fedeli nei vari vicariati.

Il nostro presule si è posto quattro obiettivi: riconoscere i germogli di novità mettendosi in ascolto delle varie esperienze; avviare nuove modalità nelle parrocchie e nei vicariati, per rispondere insieme ai bisogni di oggi; rilevare e dare slancio all’immagine della Chiesa; incoraggiare una ripresa più evangelica della nostra Chiesa. 

Passando al punto n.4 dell’Odg fra’ Dino distribuisce una sintesi e si apre il confronto:

Marco Guggiari ricorda che il capitolo è sulla missionarietà con l’idea di essere una “Chiesa in uscita”. Da qui la domanda: “Quanto usciamo verso gli altri come Chiesa e comunità cristiana?”, un quesito rimasto un po’ senza risposta; in alcune occasioni la nostra parrocchia si presta anche in maniera significativa ad essere Chiesa in uscita, come ripetutamente chiede Papa Francesco, sia pure con attività più interne come avviene per il lavoro della Caritas o dell’aula studio, cioè incontra e serve le persone ma inevitabilmente fa queste cose nei nostri ambienti quindi non proprio al di fuori delle sue mura. Non è così facile immaginare le modalità per tentare questa via su cui si insiste molto in questi anni. Da parte del vescovo la missionarietà inizia proprio con l’uscire, non fare attività di Chiesa solo all’interno dei nostri ambienti.

Secondo fra’ Lorenzo questo concetto di andare fuori non è riferito a qualcuno da raggiungere perché diverso da noi per religione, per cultura o estrazione di nascita in terra straniera, quasi come se avessero più valore le azioni verso chi è di un’altra terra. Per quanto il primato della fede sia dato alla carità, la carità senza la fede non serve a niente. L’uscita verso il prossimo dovrebbe partire innanzitutto dai fondamenti della nostra esistenza cioè dalla nostra fede. Possiamo andare ovunque a fare carità, possiamo prodigarci in tantissime cose, ma se non abbiamo dentro e forte il legame con Dio, tutte queste azioni non servono, potremmo farlo anche senza essere cristiani; ma proprio perché lo siamo, qualsiasi cosa facciamo la facciamo perché incontriamo il Signore in quell’esperienza. Andare fuori non significa essere un buon credente, non ha senso andare fuori senza il Signore. Veramente amiamo il Signore più di qualsiasi altra cosa? Tanti lavori sono svolti “fuori”, ma è nelle occasioni di tutti i giorni che bisogna portare e comunicare l’amore di Dio, proprio in quello che il Signore ci ha chiamato ad essere. Qual è l’opera di evangelizzazione che ciascuno fa nel suo ambito/ambiente? In cosa sbagliamo nella nostra evangelizzazione? Dobbiamo mettere insieme quello che siamo, quello che ci anima e quello che facciamo, ciascuno nel proprio ambito.

Antonella Sapienza, assente nella seduta di oggi, ha inviato un messaggio con il suo pensiero di seguito riportato: “La cosa che più mi ha colpito del quarto capitolo è che la spinta missionaria non è una scelta moralistica o etica ma nasce dall'incontro con una Presenza, come dice l'enciclica di Papa Benedetto XVI! Una presenza che per la mia vita ha generato una sovrabbondanza di bene e da questa gratitudine per me tutta la realtà è diventata terra d'incontro. Aspirare e pregare di essere come gli apostoli che, pieni della sua amicizia, hanno varcato i confini del mondo per parlare di lui e, non solo, per portare il Battesimo. Il Battesimo è un elemento di vita e motivo per cui la preferenza di Dio per gli uomini è tangibile e sacra! Riconosco che la vita è un dono immenso solo se è possibile comunicare a tutti chi la vita la crea e la sta comunicando ora. Quest'anno, come gli altri due anni passati, ho accettato il compito del catechismo. Un luogo per me di profonda missione e commozione per la presenza di Gesù. Io non sono di questa parrocchia e seguo un carisma della Chiesa diverso dai nostri frati, eppure la comunione e la bellezza di questa amicizia sta generando in me una maturità nella fede e la certezza di essere nel mondo, ma non del mondo! Per questo l'entusiasmo dei ragazzi del catechismo e il coinvolgimento di alcuni miei ragazzi delle superiori di Gioventù Studentesca, che fanno attività caritativa in parrocchia, è il segno di una Chiesa che sa abbracciare e diventare luogo abitato, non perché ha muri che la proteggono ma braccia che accolgano! Lieta e grata di questo compito, la prima missione è la testimonianza del dono del battesimo e della misericordia di Dio. E su questo prego tutti i giorni di averne coscienza!”

Per Maria Cristina Taddei “andare fuori” presuppone avere dentro la gioia di essere figlio di Dio e volerlo comunicare agli altri. Bisogna “andare fuori” non per svolgere attività, ma per portare la buona novella, dando testimonianza e facendo carità. Forse il Sinodo ci suggerisce questa cosa perché non siamo ancora in grado di farlo. Anche nel lavoro di ciascuno di noi si può testimoniare la fede, ma forse in questo siamo mancanti. Le occasioni per raggiungere le persone che non fanno parte della nostra comunità sono tante, si potrebbe partire col portare a messa chi ancora non va. 

Fra’ Dino, riporta le parole del libro del Sinodo, pag. 82 (“come è emerso durante il Sinodo, è ormai chiaro che con l’avanzare del secolarismo, anche i paesi di più antica cristianizzazione sono tornati di fatto ad essere terra di missione. Ricca di una solida tradizione di fede popolare, che sembra però faticare a trasmettersi alle nuove generazioni, anche la nostra chiesa locale è interpellata dall’urgenza di una nuova evangelizzazione. Ancora più profondamente, si tratta di prendere atto della necessità di una missione anche all’interno della comunità stessa”) ribadisce la necessità di una missione all’interno della comunità. Forse potrebbe essere utile formare un gruppo liturgico, per animare in modo più aggiornato e calzante la vita della nostra comunità, ad esempio con intenzioni preparate dalla comunità stessa per la preghiera dei fedeli. Anche la condivisione della Parola di Dio e della fede nei gruppi parrocchiali spesso è difficile perché sembra che ci si possa vergognare quasi di avere fede. Il vescovo non intende la Chiesa in uscita, inventando chissà quali nuovi metodi, ma vivendo una fede matura all’interno della propria comunità e trovando così anche il modo di essere credibili e di evangelizzare. 

Massimo Colombo ritiene che tante volte pensiamo di dover inventare chissà quali esperienze di evangelizzazione, mentre occorre prima di tutto rispondere alle chiamate suscitate dal quotidiano. Bisognerebbe forse avere meno pregiudizi e accettare ciò che incontriamo tutti i giorni portando ciò che abbiamo dentro e possiamo dare. 

Maria Cristina Taddei si chiede come mai le chiese si spopolano e i giovani non le frequentano: forse non siamo dei buoni seminatori, non siamo “attraenti”, c’è qualcosa che non va. 

Marta Magatti ritiene che il “nuovo” lo troviamo in tutto quello che c’è già, in Cristo. L’idea missionaria va vissuta nelle relazioni di tutti i giorni, non andando necessariamente fuori. 

Giovanni Penna nel racconto di una sua esperienza nella scuola esprime la sua difficoltà in un ambiente che di fede non ne vuol sapere. Si chiede come possa portare la Parola se gli altri spesso lo deridono e non apprezzano discorsi di fede. Meglio forse essere in pochi ma convinti. Pochi dei suoi coetanei seguono la Parola e non riesce proprio a capire come fare. 

Fra’ Lorenzo concorda in pieno con lui ritenendo di vivere in un mondo fatto come lui lo descrive. Ma d’altronde non possiamo pensare di colmare ciò che gli altri non fanno. 

Marina Monti condivide il pensiero ma invita anche a non avere vergogna di dimostrarsi cristiani. D'altronde nota anche lei che più si va avanti più i valori tra i giovani diminuiscono. 

Maria Cristina Taddei invita ad essere orgogliosi di far parte del consiglio pastorale anche se a tutto il consiglio non è certo richiesto di fare i missionari. 

In merito al punto 5, Marco Guggiari, insieme a fra’ Dino, propone, con l’intento di rendere più fruttuoso il CPP e viverlo al meglio, di lavorare approfondendo le varie tematiche riuniti magari per ambito di competenza, per riflettere sui temi specifici, sulle scelte cristiane. L’idea è di riunirsi in piccoli gruppi per poi confrontarci tutti assieme. 

Per il punto numero 6 si rende noto che ci saranno sette incontri con don Marco Cairoli, tenuti tutti al venerdì pensando a questo giorno come a quello che consentirebbe la partecipazione di tanti. In passato non c'è stata una grossa adesione e si è pensato di affrontare gli incontri che dureranno un'ora circa senza il momento delle domande, ma per avere spunti utili agli incontri di condivisione successivi. 

Inoltre, è stata proposta la data del 15/11 per una pizzata rivolta a tutto il CPP con l’intento di stare assieme e conoscersi. 

I responsabili del “Settimanale” chiedono se a ridosso della data della “Giornata del Settimanale” sarebbe possibile organizzare, per gli abbonati facenti parte della parrocchia e non, un incontro per sensibilizzare sulle buone pratiche, come fonte di discussione. Il Settimanale è anche online ma si potrebbe pensare ad un momento tutti insieme. Fra’ Lorenzo ha qualche dubbio sulla partecipazione da parte di tanti a questa proposta. 

In merito all'adorazione si è pensato di non riservarla solo al primo giovedì del mese, ma di estenderla a tutti i giovedì dopo la Messa delle 18. La proposta sarà estesa anche ai ragazzi dalle medie in avanti per un incontro al mese.

Francesca Perna riporta l'esigenza di alcuni di aprire la chiesa in anticipo alle 15.30 e non alle 17. Fra’ Dino si dice d’accordo, ma spiega che occorrerebbe contemperare questa esigenza con le ragioni della sicurezza e, quindi, alla presenza di qualche fedele per assicurare una certa sorveglianza.

Non essendoci altri spunti di discussione la seduta è tolta alle 22.50.

 

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