1. Si è da poco concluso il Sinodo Straordinario che ha avuto come tema “Le sfide sulla famiglia nel contesto dell’Evangelizzazione”. Ne è stata celebrata la prima fase che vedrà – tra un anno – la continuazione nel Sinodo Ordinario: alla fine tutto verrà consegnato nelle mani del Santo Padre e al suo Ministero Petrino. Ringraziamo il Papa per questa occasione di grazia, sia per i Padri Sinodali provenienti da tutte le parti della Terra, gli esperti, uditori e Delegati fraterni, sia per la Chiesa intera, chiamata prima ad una generale consultazione ed ora alla riflessione sulla Relatio Synodi. Alcuni di noi – a diverso titolo – hanno avuto il dono di parteciparvi: nei nostri cuori porteremo per sempre l’eco del mondo. Da ogni dove è risuonata la bellezza e l’importanza irrinunciabile del Vangelo del Matrimonio e della Famiglia, patrimonio e cellula dell’umanità, costituita da un uomo e da una donna nel totale dono di sé; Chiesa domestica, grembo della vita, palestra di umanità e di fede, soggetto portante della vita sociale. Essa è sorgente di futuro. Per questo è irresponsabile indebolire la famiglia, creando nuove figure – seppure con distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria – per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano. L’amore non è solo sentimento – è risuonato nell’Aula sinodale – è decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma. Il nichilismo, annunciato più di un secolo fa, si aggira in Occidente, fa clima e sottomette le menti: “Manca lo scopo – scriveva Nietzsche –, manca la risposta, tutti i valori si svalutano” (Frammenti postumi 1887-88, in Opere, vol. III). A che cosa appigliarsi? Se manca lo scopo ideale, non si può rispondere alla domanda radicale, che, prima o dopo, emerge nel cuore di tutti: “Perché sono al mondo? Che senso ha la mia vita? Che cosa sto facendo?”.
Potrebbe essere, questo fantasma nichilista, un pungolo salutare per concentrare attenzione, sprigionare energie nuove, non essere dispersivi?
2. La nostra ammirazione e la nostra gratitudine vanno alla moltitudine di famiglie che – nella fedeltà dei giorni e degli anni – con la grazia del sacramento e la fatica quotidiana custodiscono e fanno crescere la loro “comunità di vita e d’amore” (cfr Messaggio finale del Sinodo). Abbiamo sentito anche l’eco delle famiglie fragili e ferite: “La Chiesa, in quanto maestra sicura e madre premurosa, pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro vincolo nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino della fede” (Relatio Synodi, n. 24). Anche a loro, e alla prassi sacramentale dei divorziati e risposati, il Sinodo ha pensato con quella cura pastorale che vuole rispecchiare l’esempio di Cristo.
Concorde è risuonata la necessità di una educazione affettiva incisiva, come di una preparazione al matrimonio più adeguata che aiuti innanzitutto a riscoprire la fede: da tutte le parti del mondo è giunta una testimonianza di sostegno alle famiglie attraverso gruppi di preghiera e di scambio, di reti nazionali e internazionali che chiedono che la famiglia sia riconosciuta come interlocutore sociale autorevole. Interlocutore che nessuno deve scavalcare. Una società che ascolta seriamente la realtà familiare, tra l’altro, ha stabilità e futuro. Ovunque, le difficoltà economiche – a volte al limite della miseria – incidono, infatti, sulla tenuta del nucleo familiare. Anche per questo i Padri hanno richiamato con forza la necessità di ulteriori sforzi perché la piaga della povertà venga superata e sia stabilmente rimossa.
Lo Spirito Santo, costantemente invocato, ha ispirato quel clima di franchezza e di umiltà che il Santo Padre ha fin dall’inizio raccomandato. Il Sinodo è stato così un’esperienza di comunione e di collegialità, nella rinnovata coscienza che “nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare nei vari contesti del ‘villaggio globale’, il desiderio di famiglia resta vivo, in specie tra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione profonda il ‘Vangelo della famiglia’ che le è stato affidato con la rivelazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo, ininterrottamente insegnato dai Padri e dai Maestri della spiritualità e dal Magistero della Chiesa” (Relatio Synodi, n. 2).
La conclusione del Sinodo ha felicemente coinciso con la beatificazione di Paolo VI, la cui figura di “grande timoniere” non cessa di affascinare e di suscitare gratitudine, specialmente per la Chiesa italiana, che dal grande Pastore di origine bresciana ebbe impulso e sostegno, in particolare per la costituzione della Conferenza Episcopale italiana.