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La fraternità di san Giuseppe

Mentre frate Francesco stava industriandosi di ricostruire con le sua mani la chiesetta di San Damiano, fino ad allora in rovina, non si aspettava certo di veder comparire altri giovani provenienti da Assisi che si proponevano di aiutarlo. Perlopiù infatti era stato ritenuto un pazzo nel rinunciare a tutto e nel voler condurre una vita da povero, e dai più era disprezzato. Non avrebbe dunque certo immaginato che quel suo stile di vita così semplice, eppur gioioso, avrebbe funzionato anche da calamita per tanti giovani che, come lui, cercavano la vera pace: Bernardo, Leone, Angelo e così via.

Francesco, con la sua conversione, non voleva certamente costituire un ordine religioso. Aveva semplicemente trovato la strada della sua libertà. Eppure, a poco a poco, attorno a lui veniva a crearsi una piccola e giovane fraternità.

Anche se lui ancora non lo capiva, stava per nascere qualcosa di unico all’interno della Chiesa: un gruppo di persone consacrate a Dio ma tenute insieme anche da un profondo legame di familiarità e affetto: la FRATERNITA’. Novità assoluta all’interno della chiesa: non monaci, non preti diocesani, non eremiti, ma fratelli!

La vita dei frati allora come oggi? Una vita semplice, di fede e preghiera. Una vita in letizia e sobrietà. Una vita di lavoro, in mezzo alla gente.

Nella nostra comunità i frati si occupano della parrocchia: dell’oratorio, dei malati, della catechesi, dell’incontro con le persone, dei sacramenti, dell’accompagnamento spirituale… Ma potete trovare i frati anche negli ospedali, nei conventi e nelle opere di carità più svariate.

Si è scritto dei frati: “Il frate cappuccino risulta simpatico, trasmette sicurezza ed è capace di stare con il popolo semplice e povero, dal bambino all’anziano. È aperto, capace di ascoltare. Vivere in fraternità affina la sua sensibilità umana, lo rende consapevole di essere povero e peccatore, gli dona concretezza e, allo stesso tempo, dolcezza”.

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