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Messaggio di Papa Francesco per la Giornata della Pace 2018
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Te Deum di fine anno del Vescovo Oscar
Un altro anno è compiuto, uno nuovo è alle porte. Per un cristiano tutto è nelle mani di Dio, che attraverso la signoria di Cristo risorto guida efficacemente la storia e la conduce a pienezza. Da qui il nostro umile ringraziamento per i benefici ricevuti nell’anno che si chiude.
Contemporaneamente, però, tutto è affidato anche alle nostre mani, alla nostra libertà, alla responsabilità e alla saggezza delle nostre scelte, essendo noi uomini artefici del nostro futuro, così come del creato, affidatoci da Dio quali custodi e non certo padroni.
Le nostre azioni passate ci seguono, ci aprono strade nuove o le ostruiscono. Noi paghiamo lo scotto delle nostre paure, delle nostre difese, delle nostre prevenzioni. Nello stesso tempo non cessiamo di reinventarci, di aprirci a nuove mete, di tentare altre possibili sviluppi, in un clima che eviti tensioni e contrapposizioni, solo protesi nell'interesse del bene comune.
Noi siamo anche debitori di quanti, nel tempo, ci hanno preparato, a loro volta, la casa comune che è il nostro mondo. Anche solo osservando la nostra Cattedrale, soprattutto l’altare, di cui è ricorso quest’anno il 700^ anniversario della sua consacrazione, ci rendiamo conto della ricchezza che ci è stata donata. A loro volta, i nostri figli saranno determinati dall'impegno o meno con cui noi, in questa nostra precisa epoca della storia, avremo creato le condizioni per un loro futuro.
Siamo tutti coinvolti in una medesima avventura, affascinante, da una parte, ma, dall'altra, anche piena di enigmi. Non possiamo permetterci di voltarci dall'altra parte, come se niente dipendesse da noi, come se le difficoltà, tuttora persistenti, fossero causate solo dagli altri; non possiamo ritirarci nel nostro ristretto orizzonte, dove tutto funzionerebbe secondo la nostra unica prospettiva. Non è più possibile delegare ad altri i doveri e le responsabilità di ciascuno. A tutti il compito di partecipare, di prendere l'iniziativa, di aprirsi al futuro da persone coinvolte e non solo da spettatori. Solo lavorando insieme possiamo contribuire efficacemente alle soluzioni che affliggono l'umanità e che rendono la nostra società uno spazio accogliente e ospitale.
Dobbiamo fare i conti, piuttosto, con la realtà complessa e articolata, che ci supera, che ci conduce al di là dei nostri confini, che ci dischiude nuovi orizzonti, imparando a convivere, qui nella nostra terra, con una cultura pluralista, frutto della presenza di persone provenienti da altre parti del mondo. Le persone, sebbene diverse da noi, non possono essere ritenute delle minacce o nemici da temere, ma devono essere ospitate come fratelli in umanità.
Il nostro compito consiste nel riflettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali, riconoscere i valori fondamentali e ineludibili, che promuovono il bene dei singoli e insieme il bene comune, e nello stesso tempo, imparare a chiamare per nome ciò che condiziona l'uomo, lo degrada e gli fa rinunciare alla sua dignità regale, che deriva dalla comune appartenenza alla famiglia dei figli di Dio.
Non siamo figli unici, ma membri di un vasto mondo articolato, chiamati a vivere la nostra comune umanità dentro il nostro territorio. Il mio ministero di comunione e di sintesi, mi aiuta a tenere aperti gli occhi ed accorgermi dei tanti casi che mi vengono presentati e che a volte mi trovano incapace di soluzioni a breve scadenza.
Penso alla tante famiglie divise, dove non c'è armonia, né intesa tra marito e moglie, ma ostilità e a volte anche violenza, alla incapacità di dialogo tra genitori e figli, ai giovani senza prospettive di lavoro, alle tante persone vittime delle varie forme di dipendenze, alcune delle quali frutto del troppo progresso. Penso alla solitudine degli anziani, lasciati soli dai propri figli, a quanti, non più giovani, hanno perso ogni prospettiva di lavoro e hanno vergogna di confidare ai loro figli la loro umiliante situazione, tentando anche, a volte, di togliersi la vita.
Penso ai profughi che ospitiamo, i quali hanno lasciato le loro terre d’ origine, fuggendo dalla guerra, persecuzioni e degrado ambientale e altre forme di violenza organizzata. Accogliere queste persone non basta, occorre favorirne l’ integrazione, permettendo che essi partecipino pienamente alla vita della nostra società .
Assieme a queste povertà materiali, ne esistono però altrettante, a livello spirituale, non abbastanza sottolineate, e più gravose ancora, perché tolgono la pace, non favoriscono rapporti interpersonali significativi, condannano l’ uomo a vivere una sola dimensione: un benessere materiale, senza respiro d'anima, alla ricerca di gratificazioni immediate. Quante persone snaturano gli avvenimenti più importanti della vita, come il nascere o il morire, privano i legami affettivi di stabilità, coerente e fedele, fondano tutto sull'incertezza del provvisorio, o su gioie apparenti, che non sono altro che evasioni dagli impegni della storia.
Se si toglie alla vita la sua dimensione trascendente, non c'è più spazio per Dio, ma anche per le persone, ridotte a semplici concorrenti, esseri anonimi e senza volto, invece che fratelli.
Le speranze che il mondo consumista di oggi offre ai giovani sono troppo piccole per riempire il cuore degli esseri umani, assetati di infinito.
Davanti a questi esempi di povertà materiale e immateriale, vogliamo tutti sentirci coinvolti e sostenerci reciprocamente, in un comune impegno per dare un'anima alla società, perché sia "a misura d'uomo" e alle persone la garanzia per una vita piena, intensa e felice.
La comunità cristiana, se vuol offrire un aiuto concreto alla società e presentare un' immagine di Chiesa "esperta in umanità", nel tentativo di rendere il mondo più umano, dovrà favorire sempre più l'incontro con le istituzioni civili, con gli organismi di partecipazione, per costruire e sviluppare con essi una cultura fondata sulla misericordia, mediante delle scelte essenziali e significative, che il prossimo Sinodo diocesano potrà proporre e favorire.
Vogliamo partecipare alla costruzione di una cultura fondata sulla misericordia, in cui nessuno guarda all'altro con indifferenza, né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli.
Sempre più comprendiamo come la Chiesa debba mettersi a servizio del mondo, portando un messaggio di speranza, soprattutto a quella parte di umanità ferita, dolorante, che ha bisogno di compassione e di aiuto per ritrovare se stessa, senza sentirsi giudicata, ma piuttosto accolta e sostenuta da una comunità cristiana che si presenta "col volto di mamma", come ha auspicato papa Francesco. La fede in Cristo rende la persona libera, piena di gioia e capace di compassione.
Mi è caro ricordare ora uno dei prossimi appuntamenti che coinvolgerà anche la Chiesa di Como e la società civile, ossia la beatificazione a Vigevano, il prossimo 3 febbraio, di Teresio Olivelli (1916-1945), nativo di Bellagio, membro attivo dell'Azione Cattolica, rettore del collegio universitario Ghislieri di Pavia, alpino nella campagna di Russia, membro della Resistenza e infine internato in un campo di concentramento nazista, in cui offrì la sua vita per difendere un suo compagno di prigionia. A buon diritto, il papa S. Giovanni Paolo II definì la sua morte "simile a quella di S. Massimiliano Kolbe". I suoi gesti eroici non furono improvvisati, ma frutto della sua paziente formazione, della abituale intimità con Dio e con l'esercizio quotidiano e feriale della carità.
Non posso poi tralasciare un appello che mi sembra importante e che deve interessare tutti. Nel prossimo mese di marzo saremo chiamati alle urne.
Siamo in un periodo in cui i partiti e gli uomini politici hanno generato delusione e lontananza dall’impegno politico. Il malcontento e la diffidenza verso i leaders politici si sono approfonditi a causa di aspettative non soddisfatte e problemi non risolti. L’astenersi dal voto, a cui tutti invece siamo obbligati, non deve essere espressione di questa delusione. Non deve essere il partito dei rinunciatari a prevalere, e nemmeno i leaders populisti possono assumere le responsabilità di governo sfruttando le rabbie e le paure della gente, a causa di promesse di cambiamento seducenti, quanto irrealistiche. Ciascuno in coscienza si orienti verso quei candidati che presentano programmi che facilitino il bene possibile, che tutelino la dignità e il rispetto delle vita delle persone, che facilitino la solidarietà e non si limitino a promesse aleatorie. Mancare al voto è da considerarsi un vero e proprio peccato di omissione, che non fa altro se non delegare in bianco, senza compromettersi responsabilmente.
Una iniziativa che mi sento di raccomandare alla comunità civile è quella di favorire la presentazione della prima parte della Costituzione italiana, nel settantesimo della sua promulgazione, dove sono enumerati i fondamentali principi, diritti e doveri per una società libera e democratica. In un epoca in cui si sono smarriti gli ideali del vivere civile, è urgente aiutare le persone e la società a riscoprire l'essenziale di una civiltà veramente umana.
Potrebbero nascere sani dibattiti da parte delle grandi famiglie culturali ideologiche, che insieme hanno redatto a suo tempo la Costituzione, e organizzare interventi educativi anche nelle nostre scuole superiori, per aiutare i giovani ad attualizzare quei principi fondativi, base del nostro vivere civile.
A conclusione, auguro a tutti che Gesù, nato nelle nostre vite, possa essere donato, a nostra volta, a quanti non hanno mai sperimentato amore e gesti di tenerezza, poiché tutti hanno diritto di toccare con mano la grazia di Dio, di cui noi siamo stati partecipi.
Buon Natale
Il Figlio Unigenito del Dio Altissimo
prende forma umana, s'incarna.
Riveste la divinità con l'abito dell'umanità, con un corpo umano.
Signore Gesù, ora che cammini sulla nostra terra e soffri le nostre povertà,
infondi in noi il tuo spirito d'amore per riconoscere in ogni uomo un fratello.
I Frati e la Comunità di san Giuseppe augurano a tutti un sereno e gioioso Natale
Percorso di Avvento per elementari medie e superiori
domenica 3 | ore 10 | I AVVENTO | s.messa di inizio Avvento |
domenica 3 | ore 11 | incontro 1° elementare | |
martedì 5 | ore 17 | catechismo elementari | |
venerdì 8 | ore 10 | IMMACOLATA | s.messa |
domenica 10 | ore 10 | II AVVENTO | s.messa |
martedì 12 | ore 17 |
catechismo elementari |
|
giovedì 14 | ore 21.15 | incontro ADO | |
venerdì 15 | ore 17 | confessioni 1,2,3° media | |
sabato 16 domenica 17 | ore 17 | ritiro ADO a Varese | |
domenica 17 | ore 10 | III AVVENTO | s.messa |
marted' 19 | ore 17 | catechismo elementari | |
martedì 19 | ore 17 | confessioni 5° elementare | |
giovedì 21 | ore 19.30 | incontro ADO | |
giovedì 21 | ore 20.30 | preghiera in cappellina | |
venerdì 22 | ore 16/18.30 | visita agli ammalati con le medie | |
venerdì 22 | ore 20.30 | preghiera in cappellina | |
sabato 23 | ore 15 | incontro chierichetti | |
domenica 24 | ore 10 | IV AVVENTO | s.messa |
domenica 24 | ore 23.00 | NATALE | s.messa della notte |
lunedì 25 | ore 10.00 | NATALE | s.messa |
domenica 31 | ore 10.00 | s.messa della Sacra Famiglia | |
lunedì 1 gennaio | ore 11.00 | s.messa Maria Madre di Dio | |
sabato 6 gennaio | ore 10.00 | s.messa dell'Epifania | |
domenica 7 | ore 10.00 | s.messa del Battesimo di Gesù | |
Catechesi d'avvento con d. Marco Cairoli
D.Marco Cairoli ci aiuterà anche quest'anno a meditare in preparazione al Natale negli incontri di giovedì 6. 13 e 20 dicembre alle ore 21.00 in chiesa
scheda primo incontro S.Pietro
scheda secondo incontro Marta e Maria
scheda terzo incontro Samuele
Messaggio del Vescovo 18 novembre 2017
Diocesi di Como, 18 novembre 2017
Ai membri della Chiesa di Dio che è in Como e ai loro Pastori
Cari amici,grande clamore e sconcerto hanno generato in questi giorni i vari servizi televisivi e giornalistici attorno alla diffusione di notizie, di comportamenti ambigui, attribuibili a un nostro sacerdote nel tempo dei primi anni della sua formazione. Ne è scaturita, da una parte, tanta tristezza e sofferenza e, dall'altra, anche qualche perplessità, a seconda dell'interpretazione di ciascuno.
Sulle pagine del Settimanale dello scorso numero, come su altre testate giornalistiche, la Diocesi ha voluto precisare con chiarezza e determinazione quanto era necessario sottolineare, a partire dagli elementi accertati, di cui finora si è a conoscenza.
Ringrazio di cuore quanti, sacerdoti, religiose e laici, hanno espresso la loro solidale vicinanza e manifestato la loro solidarietà, riconoscendo i metodi brutali e aggressivi con cui certe trasmissioni televisive hanno tentano di estorcere dagli interessati le loro dichiarazioni, manipolandole al fine di consolidare le proprie tesi e di generare un clima di sospetto sulla Chiesa intera.
Come pastore di questa Comunità cristiana ho il dovere innanzitutto di esprimere una paterna solidarietà verso tutti gli interessati al caso, da quanti hanno raccontato la loro esperienza, a quanti sono già stati di per sé giudicati, umiliati e incasellati.
Sento la necessità di essere vicino alle comunità cristiane in sofferenza e che si interrogano sulla veridicità o meno di quanto i mass media ostentano con tracotante sicurezza.
Avverto, però, anche vivo il compito di educare il popolo di Dio a “trarre profitto” da questa situazione, nella certezza che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8, 28). Occorre, infatti, imparare a “trovare Dio” dentro tutte le situazioni, anche le più dolorose, quelle che generano amarezza, suscitano interrogativi inquietanti ed espongono i singoli e la Chiesa intera al pericolo di facili critiche, non ultimo una perdita di fiducia.
Il primo atteggiamento da sottolineare è di guardare in faccia alla realtà, senza paura, con grande serenità, senza ricorrere al vano tentativo di nascondere alcunché, senza nemmeno dare l'immagine di voler minimizzare le notizie (vere o tendenziose che siano!), per giungere alla certezza della verità, proprio come insegna Gesù dentro le pagine del Vangelo di San Giovanni: «Chi opera la verità viene alla luce» (Gv 3,21).
Le notizie scandalistiche, che in questi tempi hanno coinvolto, purtroppo, alcuni uomini di Chiesa, hanno generato, in certa opinione pubblica, una frequente perplessità riguardo all'operato della Chiesa stessa e di quanti la rappresentano. Notizie “ghiotte”, queste, per certa stampa, anche locale, che oscurano o vorrebbero far dimenticare troppo facilmente l'impegno della maggioranza, che testimonia, invece, da sempre, una dedizione generosa, responsabile e pienamente oblativa a servizio di tutti, compresi i ragazzi e i giovani. Non possiamo dimenticare il servizio diuturno dei tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che nella fatica quotidiana si impegnano nella grande opera della evangelizzazione, a servizio degli altri.
Evitiamo, quindi, ed è il secondo atteggiamento, di coltivare quei sentimenti di sospetto e di allarme, tanto presenti nei mass media, che vorrebbero inculcare una permanente e diffusa “caccia all'untore” di manzoniana memoria. Piuttosto, aumentiamo la stima e la fiducia verso tutti gli operatori ecclesiali, offrendo loro una vicinanza affettuosa e grata per il loro operato, spesso poco gratificante e apparentemente infruttuoso.
Da ultimo, non dimentichiamo mai la raccomandazione di Papa Francesco che invita a pregare per tutti i sacerdoti, qualunque sia la loro condizione. È il Signore che ha voluto che anch'essi fossero rivestiti di debolezza «per sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore» (Preghiera del Santo Padre Francesco per il Giubileo straordinario della Misericordia).
Con questa consapevolezza tutti ci sentiamo “umili servitori nella vigna del Signore”, responsabili gli uni degli altri, caritatevoli, «gareggiando nello stimarci a vicenda» (Rm 12,10), pronti a condividere le gioie e le fatiche dei fratelli, inseriti come siamo gli uni negli altri, proprio come si addice a chi, per il dono del Battesimo, fa parte dell'unico corpo, divenuti una sola cosa in Cristo, unico capo.
È quanto ho meditato in questi giorni non facili e che offro alla riflessione personale e comunitaria, mentre assicuro a tutti la mia supplice preghiera e chiedo per ciascuno la benedizione del Signore.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il vostro vescovo
+ Oscar
catechesi familiare 2018/2019
Anno 2018/2019
sulle orme di san Massimiliano Kolbe
Anno 2017/2018:
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a breve scheda 3° incontro sant'Agostino
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