Accogliamo l’invito di san Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio… Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza” (2 Cor 5,21.6,2). Abbiamo sempre bisogno di riconciliarci, perché nella storia degli uomini è all’opera non solo la grazia di Dio che illumina e risana, ma anche la forza del Divisore, che fa di tutto per strapparci dalla sorgente della felicità e seminare nel campo di Dio la zizzania della discordia.
La riconciliazione è anzitutto con Dio, ed è soprattutto dono Suo. Dono che Cristo ci ha conquistato portando i nostri peccati sul duro legno della croce, per liberare l’alba nuova della risurrezione. A Lui continuamente noi dobbiamo tornare, umili e pentiti come il pubblicano al tempio (Lc 18,13). Nella consapevolezza che nessuno di noi è senza peccato (Gv 8,7; 1 Gv 1,8), e che tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Dio (2 Cor 5,10), ma anche con la fiducia sconfinata che scaturisce dal “grande amore con il quale il Padre ci ha amati”, e per il quale noi realmente siamo e sempre saremo “suoi figli” (1 Gv 3,1).
La riconciliazione è anche fra di noi, perché il cuore dell’uomo è incline al male fin dalla giovinezza (Gen 8,21), e il tessuto ordinato delle relazioni, umane ed ecclesiali, viene lacerato da malvagità , orgoglio, e prevaricazione. Questo può accadere anche all’interno della famiglia, nelle relazioni di lavoro e di vicinato, dentro il tessuto stesso della comunità ecclesiale, che pure dovrebbe essere, nel mondo, faro e avamposto della fraternità nuova del Regno di Dio (“da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”, Gv 13,35). Prima di assiderci alla mensa della Pasqua e, anzi, per poterlo fare con gli “azzimi della sincerità e verità ” (1 Cor 5,8), lasciamoci perciò guidare dall’invito del Signore a lasciare lì la nostra offerta, e tendere prima la mano verso il fratello “che ha qualcosa contro di te” (Mt 5,24), quale che sia il motivo che ha scavato il solco della divisione.
C’è un binario indispensabile – così ci indica nostra fede – lungo il quale il cammino della riconciliazione è chiamato ad avanzare senza esitazioni.
La prima rotaia è costituita dalla giustizia, dall’amore per la verità . La Parola di Dio smaschera il male delle nostre azioni, inchioda la nostra responsabilità a quella Legge di Dio che abbiamo appreso fin da bambini. Giustizia e verità esigono il coraggio di chiamare col loro nome le nostre azioni, di non mendicare giustificazioni inconsistenti, ma di riconoscere la gravità del male commesso, la necessità del pentimento e della riparazione possibile.
Tuttavia un mondo soltanto “giusto”, non avrebbe ancora il “profumo del Vangelo” (papa Francesco, Evangelii gaudium 39). Ecco allora la seconda rotaia della riconciliazione: la misericordia. Essa nasce dalla memoria grata di quante e quante volte il perdono di Dio è intervenuto nella nostra vita, a risollevarci dalle cadute e rinfrancare il nostro cuore smarrito. La misura con cui Dio ci ha misurati diventa la stessa che noi siamo chiamati a usarci vicendevolmente (Lc 6,38). La porta di casa – ci ha ricordato recentemente papa Francesco – è sempre aperta per il ritorno del peccatore. La riconciliazione, allora, non è ingenuità , non è debolezza, non è sottostima del volto spaventoso e lacerante del male, ma è la santa ostinazione a cercare il fratello con lo sguardo stesso con cui Dio sempre lo guarda, e sempre lo cerca. Raccogliamo con grande serietà l’ammonimento dell’apostolo Giacomo: “il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia, invece, ha sempre la meglio nel giudizio” (Giac 2,13). Risuona in queste parole l’eco del celebre detto del Signore: “andate dunque e imparate cosa significhi: misericordia io voglio, e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13).
Papa Francesco, che ci è guida luminosa e sicura sulle strade del Vangelo, nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium afferma al n. 37: “la misericordia è in se stessa la più grande di tutte le virtù, perché spetta ad essa… risollevare le miserie altrui”. Il Santo Padre si rifà alla dottrina di san Tommaso d’Aquino, il quale afferma: “La misericordia, con la quale si soccorre la miseria altrui, è un sacrificio a Lui più accetto, assicurando esso più da vicino il bene del prossimo”. E conclude che “questo è il compito specialmente di chi è superiore. Ecco perché si dice che è proprio di Dio usare misericordia, e questo specialmente manifesta la sua onnipotenza”.
A questo punto sento fortemente in me il desiderio di rivolgere una parola alla comunità parrocchiale di San Giuliano in Como, e a tutte le persone che hanno in vario modo sofferto per la vicenda che ha portato il Santo Padre, a conclusione dell’indagine canonica diocesana, a dimettere il sacerdote Marco Mangiacasale dallo stato clericale. Rinnoviamo alle giovani vittime e alle loro famiglie la domanda umile e accorata di perdono per tutto il male che hanno dovuto subire, nella speranza che si possa partire da qui per intraprendere il cammino della riconciliazione. Grava sul mio animo la tristezza di non essere riuscito a far pervenire con chiarezza a queste famiglie la mia sollecitudine, intenzione che, pure, era nel mio cuore, e per la quale ho lungamente riflettuto e pregato. Il perdono del Signore, che la comunità cristiana continuamente invoca, possa riportare in tutti la serenità e la gioia del Vangelo, così da aiutarci a riannodare i fili spezzati del dialogo, dell’incontro, dell’umana condivisione, della comprensione reciproca. Per la parrocchia di san Giuliano, che sappiamo essere addolorata e disorientata, possa questa Quaresima costituire una fonte di luce e di consolazione, dove poter sperimentare la tenerezza di Dio e la riconciliazione fraterna che da essa deriva. Questi stessi sentimenti guidino e orientino l’intera comunità diocesana, perché la sofferenza anche di una sola sorella e di un solo fratello è la sofferenza di tutti, ed è insieme che il dolore può essere affrontato e lenito. Il mio pensiero va anche a Marco Mangiacasale. Nulla può attutire la gravità delle sue azioni. Egli, però, rimane per tutti un fratello nella fede, da sostenere e accompagnare nel suo desiderio di redenzione.
Abbiamo bisogno di praticare assiduamente fra di noi la misericordia che Dio così copiosamente elargisce, soprattutto quando ci accorgiamo che l’uomo vecchio e pagano sta riconquistando terreno nel nostro cuore e nelle nostre azioni, nelle relazioni personali e in quelle ecclesiali. Non permettiamo che lo spirito del male possa seminare divisione e discordia fra di noi. Ascoltiamo attentamente le parole che il Santo Padre ci rivolge ai nn. 100 e 101 della Evangelii gaudium: “A coloro che sono feriti da antiche divisioni risulta difficile accettare che li esortiamo al perdono e alla riconciliazione, perché pensano che ignoriamo il loro dolore o pretendiamo di far perdere loro memoria e ideali. Ma se vedono la testimonianza di comunità autenticamente fraterne e riconciliate, questa è sempre una luce che attrae. Perciò mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia... Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti? Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dell’amore. Che buona cosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto! Sì, al di là di tutto! A ciascuno di noi è diretta l’esortazione paolina: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,21)”.
Cari fratelli e sorelle, buona Quaresima a tutti. Vi aspetto nella Cattedrale di Como per il rito dell’imposizione delle Ceneri il 5 marzo (con la Liturgia della Parola alle ore 12.45 o per il solenne pontificale alle ore 18.30), e attendo tutti i preti nell’incontro che vivremo in Seminario il prossimo 11 marzo. La Beata Vergine Maria, che veneriamo Madre della Misericordia, ci sia di guida e protezione nel cammino verso la Pasqua del Signore.
Como, 22 febbraio 2014
Festa della Cattedra di San Pietro
+ DIEGO, vescovo